Prefazione. Il libro di Sergio Zaffini che il lettore si accinge ad affrontare è un testo enciclopedico nel vero senso della parola. Affronta una molteplicità di temi con maestria e competenza. Non per caso, l’autore si richiama espressamente alla figura di Leibniz, l’ultimo genio universale che l’occidente abbia prodotto. E, in effetti, leibniziano appare per più aspetti l’impianto generale del lavoro di Zaffini. “Leibnitiana” è anche il titolo di una sezione dell’opera, dedicata ad affrontare i grandi temi della metafisica di Leibniz, in relazione alla dottrina delle monadi e dell’armonia prestabilita: l’autore non si limita a prendere le tesi del filosofo tedesco, ma prova a ragionare autonomamente a partire da esse, nel tentativo di sviluppare una propria metafisica originale. Una parte non meno interessante del lavoro di Zaffini è quella composta dagli aforismi: in questo caso, il filosofo da cui l’autore sembra trarre ispirazione non è Leibniz, ma Nietzsche. Questi, in “Aurora”, aveva teorizzato la potenza espressiva dell’aforisma, segnalando come esso, per un verso, sembrasse andare incontro alla modernità e alla sua passione per la velocità in ogni sua declinazione e, per un altro, ne rovesciasse la struttura, costringendo il lettore a rimeditare sempre da capo le parole aforistiche. Gli aforismi di Zaffini sono densi e profondi, ci inducono alla riflessione sui temi più diversi, alimentando costantemente lo spirito critico. Una parte a sé è rappresentata, ancora, dal poemetto esoterico “Enkyklopaideía”, col quale l’autore si cimenta in maniera brillante con un genere letterario particolare, sviluppando idee interessanti in una forma particolarmente accattivante. I due testi dedicati all’eros sono, poi, decisamente riusciti, nella misura in cui interrogano filosoficamente la dimensione dell’erotica, tema filosofico par excellence. Fin dal “Simposio” platonico, la filosofia va ragionando sul rapporto simbiotico che lega il filosofare all’eros. Ed è sulla scia di questa veneranda tradizione che anche i testi di Zaffini si muovono, interpellando i classici della filosofia e, insieme, sviluppando una prospettiva originale, tesa a ragionare sull’essenza dell’eros in quanto tale e sulle sue forme contemporanee. Come abbiamo provato a mostrare nel nostro studio “Il nuovo ordine erotico”, le forme contemporanee dell’erotica sembrano ridurre e abbassare l’eros alla dimensione del semplice godimento, secondo una figura che per più versi sembra riprodurre quella dominante dello scambio mercantile della civiltà neoliberale: nei cui spazi l’individuo acquisitivo cerca unicamente di massimizzare il proprio profitto, utilizzando l’altro come mero strumento. Nella sfera dell’erotica, ciò si determina nella forma del godimento acefalo, in cui il soggetto “usa” l’altro semplicemente per massimizzare il proprio godimento. Decisamente interessante è anche la parte astrologica del testo, sulla quale non mi soffermo perché esula dalle mie competenze ma sono certo che il lettore potrà trarre notevole giovamento dalla sua lettura. Il lavoro enciclopedico e leibniziano di Zaffini rappresenta davvero una gemma preziosa nel desolante paesaggio della nostra contemporaneità, che con Hölderlin definiremo il tempo della “notte del mondo”: in cui il buio è a tal punto radicale da non essere più nemmeno percepito come tale. È il tempo in cui il calcolo ha spodestato il pensiero, l’utile ha preso il posto della verità e l’individuo in cerca del profitto ha rimpiazzato la comunità dei cittadini. Il libro di Zaffini si pone fecondamente in chiave antiadattiva rispetto allo spirito del tempo, figurando come unzeitgemässig nell’accezione nietzscheana: inattuale perché non sincronizzato con le lancette del nostro presente alienato e, perciò stesso, in grado di gettare luce sulla miseria che lo domina a ogni latitudine. 

 

Diego Fusaro